Figura di spicco nel panorama moda, lo stilista Alexander Mcqueen, che da il nome al brand britannico è famoso non tanto per un capo in particolare, quanto piuttosto per la silhouette delle sue figure e per lo stile glamour/punk. Giacche sfiancate, sneakers con borchie e scarpe con tacchi vertiginosi o ancora vestiti, gonne e camicie destrutturate. Insomma, si tratta di un vero e proprio hooligan della moda in quanto le sue creazioni sono caratterizzate da uno spirito totalmente ribelle e senza paura.
Figlio di un tassista, McQueen lascia la scuola all'età di 16 anni per entrare subito nel mondo del lavoro. Dopo aver lavorato per Savile Row, per Gieves & Hawkes e per i celebri costumisti teatrali Angels e Bermans, all'età di vent'anni si trasferisce a Milano per lavorare per Romeo Gigli. Nel 1992 ritorna a Londra per completare la propria formazione presso la prestigiosa Saint Martin's School of Art.
Nel 1996 viene assunto come direttore creativo di Givenchy al posto di John Galliano, dove rimarrà fino al 2001, anno in cui abbandonerà la maison, definendola costrittiva per la propria creatività. E' a questo punto che, Alexander McQueen fa conoscere il proprio nome nella scena dell'alta moda con sfilate trasgressive e scioccanti, tanto da essere definito "l'hooligan della moda". Colpiscono infatti nel segno, sfilate come quelle in cui una donna priva delle gambe sfila su protesi in legno finemente intagliate e quella in cui robot per la verniciatura delle auto dipingono abiti bianchi.
Il brand si fa da sempre riconoscere per alcuni tratti distintivi: un mix tra a sartorialità britannica di Savile Row, acquisita da McQueen durante la sua formazione, un artigianalità tipica dell’haute couture francese e l'impeccabile finitura della sartorialità italiana. Il risultato è uno stile lussosamente gotico, traboccante di 'drama', romanticismo e una continua contrapposizione di forza e fragilità, di tradizione e futuro. Il teschio di McQueen diventa un vero e proprio logo, che adorna non solo capi d'abbigliamento, ma anche bottoni, spille, sciarpe e pashmine.
Nel 2010, dopo la sua morte, la direzione creativa è passata nelle mani di Sarah Burton.